venerdì 22 ottobre 2010

Il biologico in Giappone

Di recente anche qui a Tokyo ho iniziato a notare l'introduzione di banchi di frutta e verdura biologica, all'interno delle principali catene di supermercati. A differenza dei Paesi europei, il Giappone è sempre stato un po' in ritardo per quanto concerne la sensibilizzazione popolare verso l'acquisto e l'utilizzo di prodotti più naturali - che si tratti di alimenti o metodi curativi.
Ciò che conta è la
forma , o per essere più precisi, l'estetica delle cose. La sostanza è ( o per lo meno viene percepita come) la diretta conseguenza di un'esteriorità perfetta.
Questo vale per la frutta in particolare. Essa viene spesso utilizzata addirittura con una valenza ornamentale. Non è raro, infatti, che un cesto di pomi perfettamente lucidi e identici l'uno con l'altro, diventi un presente quando ci si reca a casa d'altri. Alla stregua di un bel bouquet di fiori.
Frutta e verdura in Giappone hanno prezzi proibitivi. Quando ci si interroga sulla causa, la principale risposta che viene data è: "Noi qui in Giappone abbiamo poco spazio, è un arcipelago per lo più montagnoso, con poca terra coltivabile. E questo fa salire i prezzi.". Ora, questa risposta mi lascia un po' scettica, perchè la percentuale di territorio montuoso e collinare è all'incirca equivalente a quella italiana eppure nei nostri supermercati frutta e verdura abbondano. La colpa non sarà piuttosto da ritrovare in svariati decenni di politiche poco attente a valorizzare il settore primario? Mah.. comunque..



Nella prima foto: una mela costa 298 yen, equivalenti a 2,63 euro. Nella seconda foto, una confezione di clementine viene 1575 yen, ovvero 13,90 euro, mentre una di uva viene addirittura 2100 yen, cioè 18,53 euro. Queste foto sono state scattate in un supermercato appartenente a una catena abbastanza di alta qualità, tuttavia i prezzi anche negli altri negozi non variano di tanto.

Ma tornando al motivo per cui sto scrivendo questo post: con molta sorpresa, ho notato che gli alimenti del reparto ortofrutta biologico non solo non costano più di quelli normali, ma addirittura in molti casi sono più economici. Insomma, in contro-tendenza con ciò che accade in Italia, dove chi si può permettere di fare la spesa nei negozi biologici è un privilegiato al giorno d'oggi.

Come mai questa diversità? Io mi sono data questa spiegazione, che si riallaccia a quanto ho scritto sopra: la frutta biologica non è trattata chimicamente, e i coltivatori devono sottostare a controlli di qualità molto rigidi. Di conseguenza ogni mela, arancia, pesca mantiene le sue specifiche qualità, il che comprende anche eventuali imperfezioni e ammaccature che - ovviamente- non hanno nulla a che fare con la qualità del prodotto.
La pera non lucidata, la patata troppo bitorzoluta, il cetriolo dalla forma un po' avvitata sconvolgono tremendamente l'animo dei giapponesi, abituati a pagare per avere in cambio il piacere dei sensi, in particolare quello visivo. Chi vorrebbe mai mettere nel proprio carrello della spesa cotanta goffaggine e bruttezza?
Penso che questo spieghi perchè verdura e frutta biologica mantengano un low profile in Giappone: bisogna pur incoraggiare in qualche modo la clientela ad acquistare dei prodotti di gran lunga meno accattivanti dello standard che si trova tra i banchi d'ortofrutta di tutto il Paese.

Voi cosa ne pensate?

sabato 9 ottobre 2010

Puramente casuale

Sorrido raramente soprattutto negli ultimi tempi. Mi accorgo guardandomi di non essere più la stessa. Assisto mio malgrado ad ignobili riti formali , sopporto le prediche di chi razzola male e incanta.
Sia ben inteso ogni riferimento. Sia ben inteso ogni riferimento.
NON è puramente casuale, non è puramente generico, credimi.
Rispondo vagamente con sincero e cortese distacco ai languidi stucchevoli altruismi di convenienza.
Mi adeguo gradualmente ai sottili ricatti morali.

Mi accorgo guardandoti di trovarti abbastanza spregevole.

domenica 4 luglio 2010

Video intervista

Cari amici,

come vi avevo promesso del post precedente, ecco il link del video della mia intervista (tagliata ovviamente, quindi assai breve).
Ovviamente è tutto in giapponese, ma spero apprezzerete le immagini :P

http://www2.city.suginami.tokyo.jp/gallery/video/catv/asx/news_asxhigh20100627.asx

Siccome si tratta di un tg intero, dopo aver caricato tutto il video, andate al minuto 4.30; è da lì che inizia il reportage sull'evento culinario.

Baci

domenica 20 giugno 2010

Lezione di cucina giapponese

Cari lettori,

lo so, il mio silenzio è a dir poco imbarazzante e mi scuso per la lunga attesa.
Non è che qui non succeda niente di interessante da raccontare, ma la mia è una costante lotta contro il tempo.
Oggi vi parlerò, con un lieve ritardo, di ciò che ho fatto sabato scorso: sulla bacheca del mio dormitorio c'era appeso un poster che ha subito attirato la mia attenzione, in quanto si trattava di una lezione di cucina autoctona, tenuta da un'associazione di quartiere (non il mio). Ovviamente mi sono subito iscritta via web. Le uniche cose richieste: un grembiule, una bandana per raccogliere i capelli e 500 yen come quota di partecipazione.
La mattina del sabato alla buon ora mi sono alzata - splendida giornata - e ho preso i miei bus e trenini vari fino a giungere al vivace sobborgo di Asagaya, dalla cui stazione in un paio di minuti a piedi ho raggiunto la " Suginami Association for Cultural Exchange".
Al secondo piano dell'edificio uno staff giapponese mi aspettava all'ingresso, sono stata munita di cartellino d'identificazione - nome e nazionalità- nonchè di pantofoline da cucina:)
La cucina, molto ampia e pulita, era suddivisa in 4 tavolate differenti più un bancone principale di fronte al quale tutti gli iscritti hanno preso postazione per ascoltare la lezione di cucina.


Sì, perchè l'associazione ha invitato un vero e proprio cuoco di professione, insegnante di una scuola alberghiera, che avrebbe dovuto iniziarci all'arte culinaria: Mr. Hideo Hocchi (e di fianco la sua assistente)


Il menu della giornata era composto di 4 piatti principali:
- Niku jaga 肉じゃが: piatto a base di carne e patate al vapore, con l'aggiunta di cipolla, salsa di soia, e a volte altre verdure. E' un piatto tipicamente invernale, che fa parte della cosiddetta cucina casalinga.
- Tonjiru 豚汁: zuppa di miso e maiale
- Kinpira きんぴら:L'ingrediente protagonista del kinpira e' quasi sempre ごぼう goboo, ovvero la radice di bardana, assieme alle carote. E' una sorta di insalata dal gusto agrodolce, grazie alla salsa a base di soia, zucchero e sake.
- Futo-maki 太巻き: sono i sushi arrotolati, che sicuramente avrete visto nei vari ristoranti giapponesi, ripieni di verdure e pesce crudo.

La prima ora è stata dedicata alla spiegazione teorica delle ricette, nonchè dell'origine di quei piatti, delle proprietà nutritive degli ingredienti utilizzati. Mooolto interessante! Alle 12 in punto tutti i presenti sono stati suddivisi in quattro gruppi e, muniti degli utensili del mestiere, abbiamo dato via alle danze! Il mio gruppo era composto da un paio di cinesi, un paio di coreane, un giapponese, la moglie filippina e un'altra ragazza italiana, Sara, che ringrazio per il reportage fotografico.
Di seguito una carrellata di immagini:


La Crici alle prese con i suoi adorati fornelli :)



I miei maki! Sono venuti fuori bene, no?


E infine il prodotto delle nostre fatiche:


Finito di cucinare, ci siamo seduti a tavola e abbiamo mangiato tutte le squisitezze preparate con le nostre manine.. che buone! Infine, il maestro Hocchi, ci ha deliziato con un assaggio di vari tè verdi e dello Yokan 羊羹, dolce tipico giapponese fatto di gelatina di azuki (i fagioloni dolci), paragonabile alla nostra cotognata, forse.
Ecco la foto di gruppo del mio team di cuochi amateur:


E' stata un'esperienza molto divertente e gratificante, si è creato subito un genuino spirito di squadra ed è proprio vero che il buon cibo unisce le persone:)
Infine, sono stata anche intervistata da una televisione locale; a fine mese dovrebbe essere possibile guardare l'intervista sul sito dell'associazione. QUando arriverà quel momento, farò in modo di comunicarvi il link :P

Per ora, buona continuazione a tutti e a risentirci (presto, spero!)

mercoledì 26 maggio 2010

La grande opera del senso


"C'è sempre la via della semplicità, anche se mi ripugna intraprenderla.
Non ho figli, non guardo la televisione, e non credo in Dio, tutti sentieri che gli uomini calpestano per rendere la loro vita più semplice. I figli aiutano a rimandare l'angoscioso problema di affrontare sè stessi, compito a cui in seguito provvedono i nipoti.
La televisione distrae dalla massacrante necessità di fare progetti a partire dal nulla delle nostre frivole esistenze e, ingannando gli occhi, solleva la mente dalla grande opera del senso.
E infine Dio mitiga i nostri timori di mammiferi e l'insopportabile prospettiva che i nostri piaceri un giorno abbiano fine.
Quindi io, senza futuro nè prole, senza pixel per stordire la cosmica consapevolezza dell'assurdo, certa, invece, della fine e della previsione del vuoto, credo di poter affermare che non ho scelto la via della semplicità"

[L'eleganza del Riccio - Muriel Barbery]

giovedì 6 maggio 2010

Golden week e aggiornamenti vari


Ciao a tutti,

in Giappone è appena terminata la cosiddetta Golden Week, ovvero 5 giorni di pausa lavorativa per queste instancabili api operaie asiatiche. Questi giorni di vacanza sono coincisi con l'arrivo (finalmente) della bella stagione - anche se è già previsto un nuovo calo della temperatura. Sì, perchè dovete sapere che Aprile è stato caratterizzato da freddo intenso (un paio di settimane fa ha persino nevicato) e pioggia ininterrotta.
Sabato scorso ho approfittato della bella giornata per fare un po' di pulizie la mattina, mentre nel pomeriggio ho fatto un giro del vicinato e ho scoperto un bel parco nei pressi del dormitorio, dove ho passato qualche ora distesa sull'erba.
Domenica e lunedì li ho passati a studiare - faticosamente- mentre ieri e l'altro ieri sono andata con Kosuke e sua sorella alle Onsen (terme) --> http://it.wikipedia.org/wiki/Onsen.

E' stata la mia seconda esperienza termale in Giappone; c'ero già stata i primi giorni del 2008, durante le vacanze natalizie, nei pressi del monte Fuji. Questa volta, invece, siamo partiti alla volta della penisola di Izu, a qualche ora di macchina dalla capitale. Ci siamo dati appuntamento alla stazione di Shinjuku, abbiamo affittato un auto e abbiamo iniziato la nostra avventura fuori porta.
Il viaggio d'andata è stato lunghissimo, perchè per metà l'abbiamo fatto uscendo dall'autostrada e percorrendo strade normali. I due miei compagni volevano mangiare in un ristorante che avevano scovato in una guida turistica, che poi si è rivelato essere un posto come tanti altri, caro e strapieno di turisti.
Comunque, proseguiamo e arriviamo all'alba delle 5 di pomeriggio al nostro alberghetto in stile tradizionale, in mezzo alla natura giapponese, in un paesello dimenticato da Dio. Facciamo rifornimento di stuzzichini e sake (bisognerà pure festeggiare l'evento) al negozio aperto 24h e depositiamo le valigie nella camera di tatami che spartiremo in tre. Ho scattato qualche foto degli interni, anche se l'immagine della vasca termale è presa dal web ( è vietato fare foto, dato che la gente ci sguazza nuda).
















Dopo aver posato le valigie, ci siamo cambiati e abbiamo indossato lo yukata, quindi ci siamo diretti alle vasche termali (ovviamente divise per sesso). L'acqua è generalmente più calda di quella degli stabilimenti italiani, e ci si immerge solo dopo essersi abbondantemente insaponati e risciaquati nell'anticamera. Una mezzoretta ammollo e poi la tipica cena alla giapponese, con innumerevoli, piccole portate, prevalentemente a base di verdure e pesce.
La serata è passata all'insegna della tranquillità, tra due chiacchiere e un bicchierino di liquore, e si è conclusa con un bagno di mezzanotte.

La mattina successiva, dopo colazione, siamo andati a visitare delle cascate nelle vicinanze dell'albergo, con la cui acqua vengono irrigate delle piantagioni di wasabi (rafano giapponese, famoso accompagnamento del sushi e del sashimi). Non sapevo che questa verdura crescesse spontaneamente lungo i fiumi e che necessitasse di un flusso di acqua continua.















Risalendo il sentiero delle cascate abbiamo fatto sosta a un chiosco che vendeva gelato al gusto di wasabi: di primo acchito la combinazione gelato + wasabi stonava abbastanza, ma poi quando l'ho assaggiato il sapore dolce e al contempo piccante mi ha conquistato!!

All'ora di pranzo abbiamo deciso di prendere la strada del ritorno, ma facendo tappa al mare, data la bellissima giornata (28 gradi!). Siamo arrivati sulle coste dell'Oceano Pacifico, non troppo distanti da Tokyo, sulle due di pomeriggio. Abbiamo preso dei panini take away con l'intenzione di gustarceli in riva al mare, ma..... la tranquilla siesta si è ben presto trasformata in un film dell'orrore. La spiaggia era piena, oltre che di persone, di volatili e rapaci di notevoli dimensioni - parlo di corvi e di aquile - che volavano a bassa quota in cerca di cibo.
Nell'arco di 10 minuti un'aquila ha letteralmente strappato di mano il panino a Yuko, urlante dallo spavento e un'altra ha rovesciato il contenitore dell'insalata di Kosuke. Ecco perchè li chiamano predatori :S Non mi era mai capitato di sentire i capelli sfiorati dalle piume di un'aquila!!
Insomma, l'unica che è riuscita a finire il pranzo in santa pace è la sottoscritta che, furbescamente, ha mangiato accovacciata, proteggendo il panino con il suo stesso corpo :P


Comunque, tutto è bene quel che finisce bene, e i nostri prodi se ne tornarono a casa stanchi ma felici. Per tutte le foto del viaggio e dell'albergo, rimando alla mia pagina facebook, dove ho creato un album apposito.

Alla prossima!

lunedì 3 maggio 2010

Testicoli di pesce palla


Buonasera a tutti,

e non imbarazzatevi troppo per il titolo di questo nuovo post.
Ebbene sì, questa sera ho mangiato la parte più cara a ogni maschio, di qualsiasi razza e specie si tratti. Ahah! Quando ho capito cosa stavo mangiando era già troppo tardi.. la scena è stata questa: siamo in un sushi bar di qualità eccelsa, il sushi-man ci porge questo piattino con due palline bianche dall'aspetto invitante; inforco i bastoncini, ne prendo una e me la infilo in bocca: buona, un po' dolciastra, molliccia. Mentre mastico e dico "oishii" (= squisito), cerco sul dizionario elettronico - mio fido amico - la traduzione del nome del piatto.... un momento di silenzio... ahem.. chiedo alla mia amica giapponese "scusa maaaa.. cosa stiamo mangiando?" . Risponde placida "ah, testicoli di pesce palla.. ma fanno bene sai, sono ricchi di sostanze nutritive". Non stento a crederlo :S

Non so se lo sapete, ma il Fugu, ovvero il pesce palla, è uno dei pesci più tossici esistenti. In effetti mentre scrivo un po' di strizza mi sta venendo. Vi incollo un articolo di giornale a riguardo:

"Il pesce palla, infatti, è uno degli animali più velenosi che esistano: il suo veleno, la tetrodotossina, è una neurotossina 1200 volte più letale del cianuro, ed ogni pesce ha nel suo corpo una dose tale da uccidere circa 30 adulti!Il veleno, per cui non esiste antidoto, agisce bloccando il sistema nervoso, si rimane coscienti, ma completamente immobilizzati e la morte sopravverrà per paralisi respiratoria nel giro di 6-24 ore.Il veleno si trova in quasi tutte le viscere, ma soprattutto nel fegato e nelle ovaie, la cui commercializzazione venne vietata definitivamente nel 1984.Nonostante queste “controindicazioni” (o forse proprio per questo), in Giappone il pesce palla è consumato regolarmente e considerato una prelibatezza da veri intenditori!"



Uhm, non sono ancora passate 6 ore da quando l'ho mangiato.. speriamo di svegliarmi sana e salva domani.




mercoledì 21 aprile 2010

Nelle sale il nuovo film horror "Il Dormitorio"


Cari web lettori,

ben ritrovati su queste pagine virtuali. Sì, lo so, aggiorno troppo poco, ma d'altronde il tempo scarseggia anche negli aspetti più basilari della mia vita (mangiare, lavarsi,ecc..) quindi spero che sarete clementi, perchè non si tratta di pigrizia. Diciamo che in linea di massima farò un aggiornamento a settimana, per cui è inutile che veniate a controllare giornalmente questo blog (.. a proposito, c' è qualcuno che lo fa?:S)

Come da promesso, oggi vi parlerò del mio dormitorio. Qualcuno ne sa già qualcosa, perché mi è capitato di sfogarmi via telefono, ma per i più si tratta di news inesplorate.
I miei weekend di aprile sono passati facendo pulizie: in questo dormitorio sia la cucina che la zona docce sono in comune ad ogni piano (purtroppo)e, come in tutti i dormitori pubblici e internazionali, la pulizia non è un parametro tenuto molto in considerazione. Per quanto riguarda i box docce, mi interessa relativamente poco che ci sia la muffa sul soffitto e poi ovviamente entro con i sandali, per cui spero di non beccarmi nessuna malattia tropicale. Il problema principale era la cucina, anzi le cucine. Sì, perché dopo aver appurato lo stato inabitabile della mia, ho fatto un'ispezione agli altri piani e nelle altre palazzine - si tratta di un complesso molto grande, costituito da 5 edifici connessi - ma purtroppo le cucine sono tutte nel medesimo, pietoso stato.

Per non farvi lavorare solamente di fantasia ho fatto qualche foto, soprattutto a particolari degni di nota. Sono sicura che in questi casi una foto vale più di mille descrizioni:




Prego, ingrandite pure le immagini, che così piccoline non rendono. Non abbiate timore:)

Un ambiente internazionale in qualche modo ti ricorda che tutto è relativo, anche il concetto di pulizia. Non vorrei erroneamente apparire razzista, ma generalmente in situazioni simili state pur certi che non riceverete appoggio né cooperazione dai vostri vicini di stanza asiatici, in particolare se cinesi. Quello che a voi sembra lurido per loro è accettabile, per cui non capiscono spesso dove stia il problema che, con tanta energia, state cercando di spiegare loro.
Per fortuna tra le nuove arrivate del mio piano qualcuna si lamentava quanto me, per cui lo scorso fine settimana abbiamo deciso di unire le forze e organizzare una sessione intensiva di pulizie ( che è durata 8 ore in totale:S), alla quale hanno partecipato solo 6 persone su 20.
Nonostante la scarsa adesione al progetto, il risultato è più che accettabile (giudicate voi) e finalmente il vano cucina è utilizzabile. Non ne potevo più di mangiare junk food tutto il tempo, e mangiando quasi sempre fuori i miei risparmi sono svaniti nell'arco di qualche settimana.


Bel lavoro, no? Sembra un'altra cucina. Non avevo mai utilizzato così tanta varechina in una volta sola!:P
In realtà anche la camera era un disastro; il primo giorno, arrivata stremata la sera tardi, quando ho visto in che condizioni era volevo piangere, ma ero troppo stanca e quindi ho dormito vestita, rimandando il problema igienico al giorno successivo. Sappiate che prima di disfare la valigia c'è voluta una settimana abbondante, perché avevo paura di appoggiare negli armadi la mia roba:S Per il gusto del grottesco vi farò una breve lista delle "sorprese" che gli inquilini precedenti mi avevano gentilmente lasciato: grumi di capelli asiatici nei cassetti, colate di liquidi non ben definiti sul muro e per terra, nonché sui lati della scrivania; frigorifero emanante un fetore non di questo mondo, ecc. Ah, il pavimento il primo giorno l'ho pulito 4 volte, perchè l'acqua continuava a colorarsi di nero :S
So che mi invidiate!

Ora pian piano sto pulendo a fondo tutto, ogni settimana prendo di mira una parte del mobilio e ciò mi porta via un bel po' di tempo. Pian piano sta diventando una camera decente, quando avrò finito tutti i lavori farò una bella foto. Purtroppo però ci sono delle cose che non penso di poter riparare, come la tappezzeria strappata, il battiscopa scollato e rincollato alla meno peggio con dello scotch...

Vi ho depresso abbastanza? Allora per tirarvi su di morale concluderò con qualche foto degli esterni, dai quali non si immaginerebbe mai la sporcizia interna(o forse sì?)



Un bacio e alla prossima!

lunedì 12 aprile 2010

Qualche foto di quartiere

Cari amici,

ben ritrovati in un'altra puntata di questo nostro fantastico viaggio (sì, mi sento molto Cecchi Paone quando parlo così :S). Poiché mi ritrovo sempre ad aggiornare a orari in cui la gente di solito dorme, in questo post lascerò più che altro spazio alle prime immagini del mio nuovo soggiorno, senza dilungarmi troppo in chiacchiere. I dettagli sul dormitorio e la sua sporcizia vengono dunque posticipati, perchè devo ancora selezionare tutta una serie di "prove" fotografiche, che confermino la mia versione dei fatti.

Dunque, dormitorio a parte, la zona è piuttosto piacevole: abito a Setagaya-ku, un quartiere abbastanza altolocato che dista una ventina di minuti da Shinjuku, pieno di casette singole allineate e con numerosi scorci di verde (elemento da non dare per scontato in Giappone). Dato che il mio arrivo ha coinciso con il periodo di massima fioritura dei ciliegi - evento naturalistico di notevole importanza per gli autoctoni - ho pensato di immortalare con la mia super digi-camera qualche fotogramma di cotanta bellezza.





Per ora accontentatevi di questo, aggiornerò appena possibile con contenuti più succulenti :)

A presto!


PS: Camminando per strada sono accidentalmente incappata in una simpatica famigliola di Capibara (http://it.wikipedia.org/wiki/Hydrochoeris_hydrochaeris), la quale ha voluto assolutamente scattare una foto di gruppo :D
Tra l'altro ho scoperto che sono imparentati con il cucciolo che Daniele portò in Italia un paio di anni fa. E' un lontano cugino, ma dicono di salutarlo comunque tanto :P


(Chi conosce gli eventi passati apprezzerà...)
:*

mercoledì 7 aprile 2010

Arrivo a Tokyo: ho vissuto inizi migliori


Cari amici, ben ritrovati nel mio nuovo blog.
Ho pensato di crearne uno ex-novo, dato che sento che questo nuovo soggiorno sarà piuttosto differente da quello di due anni fa: non sono più una studentessa, ora mi pagano per stare qui (???), ora non è più un soggiorno di semplice studio, ma si tratta di capire meglio cosa vorrò fare "da grande".
Cosa significa il titolo del blog? Beh, Edo è l'antico nome con cui veniva chiamata la capitale del Giappone; ho scelto il termine "pianeta" perchè, come sapranno coloro che hanno avuto la possibilità di visitare questa terra, il Giappone a volte sembra così distante da tutto ciò che conosciamo che quasi sembra di atterrare in un luogo extra-terrestre.

Torniamo a noi: sebbene siano passati pochi giorni dal mio arrivo, ci sono parecchie cose da raccontare, tanto che forse le dividerò in più post.
Iniziamo dall'avventuroso viaggio aereo, di cui forse ancora nessuno di voi sa i dettagli con esattezza. Ho volato con Lufthansa, ottima compagnia in realtà: i pasti sono stati ottimi, il servizio buono, finalmente ho guardato Avatar (ho fatto dunque bene a non andarlo a vedere al cinema, risparmiando qualche soldino) che tra l'altro è stato utile per impegnarmi 3 ore di viaggio. Proprio mentre guardavo il film con le cuffiette e la copertina, all'improvviso qualcosa/(qualcuno?) mi crolla letteralmente addosso, rovesciando l'acqua poggiata sul tavolino. Insomma, per farla breve una donna giapponese ha avuto un malore, è svenuta crollandomi addosso e sbattendo la testa sul sedile davanti a me. La scena successiva è questa: la donna accasciata nel corridoio di fianco a me, stordita, io che mi alzo subito e le chiedo in giapponese cos'è successo, dove le fa male ecc. Ovviamente nessuno si era alzato per soccorrerla, la testa le sanguina, mi chiede di bere dell'acqua. Finalmente una tizia seduta lì vicino si decide a suonare il campanello per la chiamata dello staff, e finalmente la poverina viene soccorsa (se ne starà poi sdraiata a gambe all'aria per più di un'ora nella zona riservata al personale).

Ma passiamo al climax del viaggio, che corrisponde alla discesa verso il suolo nipponico. La fase di atterraggio inizia con qualche vuoto d'aria (ovviamente la colazione era appena stata servita:S), e io penso che ho conosciuto piloti migliori. Un gruppo di ragazzini giapponesi in gita, ad ogni vuoto d'aria, ridendo urla "woooo". Poi una caduta di 100 metri in un colpo solo, e le risatine cessano. Io penso "ora vomito qui", e spero che sia l'ultima.. ma invece no. Più ci avviciniamo a terra, più la situazione si fa pesante, mi attacco al sedile davanti e mi concentro facendo lunghi respiri. Panico generale, ma composto all'interno dell'aeromobile. Getto lo sguardo fuori dal finestrino, vedo che non siamo esattamente paralleli alla pista.. penso "accipicchia, ma quell'albero come mai è tutto obliquo?!". A pochi metri dal suolo, l'ala destra dell'aereo è totalmente inclinata, e la prima immagine che mi balza in mente non è delle più ottimistiche :S
Con il carrello delle ruote già disceso, di colpo l'aereo riprende quota in maniera vertiginosa, in pochi minuti siamo di nuovo a 10 mila piedi d'altezza.. dopo pochi istanti il pilota esordisce con: "come avrete notato è fallito l'atterraggio a causa di condizioni climatiche estremamente instabili, per cui abbiamo deciso di atterrare all'aeroporto di Osaka e lì aspetteremo nuove direttive". "Perfetto", penso, "chissà come ci fanno arrivare a Tokyo ora..". In definitiva, un viaggio di 11 ore si è trasformato in uno di 16, con 4 ore d'attesa dentro l'aereo, fermo, sulla pista dell'aeroporto di Osaka. Intrappolati nell'abitacolo senza poter uscire.
L'arrivo era previsto per le 10.15 di mattina, ma alle 17 eravamo ancora dentro l'aeroporto di Narita. Tra parentesi alla stessa ora avrei dovuto essere alla riunione per l'orientamento del mio dormitorio, che ovviamente ho perso.
Conclusione: arrivo effettivo a destinazione alle ore 19.30, due giorni senza dormire, 30 kg di bagaglio su e giù da treni e.... un pulitissimo dormitorio ad aspettarmi.

Ma questa è un'altra avventura, a cui dedicherò un disgustosissimo post:)

Au revoir, amatissimi lettori :*