venerdì 22 ottobre 2010

Il biologico in Giappone

Di recente anche qui a Tokyo ho iniziato a notare l'introduzione di banchi di frutta e verdura biologica, all'interno delle principali catene di supermercati. A differenza dei Paesi europei, il Giappone è sempre stato un po' in ritardo per quanto concerne la sensibilizzazione popolare verso l'acquisto e l'utilizzo di prodotti più naturali - che si tratti di alimenti o metodi curativi.
Ciò che conta è la
forma , o per essere più precisi, l'estetica delle cose. La sostanza è ( o per lo meno viene percepita come) la diretta conseguenza di un'esteriorità perfetta.
Questo vale per la frutta in particolare. Essa viene spesso utilizzata addirittura con una valenza ornamentale. Non è raro, infatti, che un cesto di pomi perfettamente lucidi e identici l'uno con l'altro, diventi un presente quando ci si reca a casa d'altri. Alla stregua di un bel bouquet di fiori.
Frutta e verdura in Giappone hanno prezzi proibitivi. Quando ci si interroga sulla causa, la principale risposta che viene data è: "Noi qui in Giappone abbiamo poco spazio, è un arcipelago per lo più montagnoso, con poca terra coltivabile. E questo fa salire i prezzi.". Ora, questa risposta mi lascia un po' scettica, perchè la percentuale di territorio montuoso e collinare è all'incirca equivalente a quella italiana eppure nei nostri supermercati frutta e verdura abbondano. La colpa non sarà piuttosto da ritrovare in svariati decenni di politiche poco attente a valorizzare il settore primario? Mah.. comunque..



Nella prima foto: una mela costa 298 yen, equivalenti a 2,63 euro. Nella seconda foto, una confezione di clementine viene 1575 yen, ovvero 13,90 euro, mentre una di uva viene addirittura 2100 yen, cioè 18,53 euro. Queste foto sono state scattate in un supermercato appartenente a una catena abbastanza di alta qualità, tuttavia i prezzi anche negli altri negozi non variano di tanto.

Ma tornando al motivo per cui sto scrivendo questo post: con molta sorpresa, ho notato che gli alimenti del reparto ortofrutta biologico non solo non costano più di quelli normali, ma addirittura in molti casi sono più economici. Insomma, in contro-tendenza con ciò che accade in Italia, dove chi si può permettere di fare la spesa nei negozi biologici è un privilegiato al giorno d'oggi.

Come mai questa diversità? Io mi sono data questa spiegazione, che si riallaccia a quanto ho scritto sopra: la frutta biologica non è trattata chimicamente, e i coltivatori devono sottostare a controlli di qualità molto rigidi. Di conseguenza ogni mela, arancia, pesca mantiene le sue specifiche qualità, il che comprende anche eventuali imperfezioni e ammaccature che - ovviamente- non hanno nulla a che fare con la qualità del prodotto.
La pera non lucidata, la patata troppo bitorzoluta, il cetriolo dalla forma un po' avvitata sconvolgono tremendamente l'animo dei giapponesi, abituati a pagare per avere in cambio il piacere dei sensi, in particolare quello visivo. Chi vorrebbe mai mettere nel proprio carrello della spesa cotanta goffaggine e bruttezza?
Penso che questo spieghi perchè verdura e frutta biologica mantengano un low profile in Giappone: bisogna pur incoraggiare in qualche modo la clientela ad acquistare dei prodotti di gran lunga meno accattivanti dello standard che si trova tra i banchi d'ortofrutta di tutto il Paese.

Voi cosa ne pensate?

3 commenti:

  1. L'"Organic" (come chiamano qui il biologico) in California costa il doppio che la frutta e verdura regolari!
    L'esatto contrario che in Giappone: se e` troppo liscio e bello, qui sbirciano sospettosi, temendo metodi di produzione non 'organic'. =__=

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  2. Esatto!Beh è la tendenza in un po' tutti i Paesi occidentali, al giorno d'oggi. La classica mela di Biancaneve genera automaticamente qualche sospetto.. Diciamo che qui l'apparenza a volte conta anche più della salute. O almeno è questa l'impressione che ho.

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  3. Il prezzo di qualsiasi prodotto è determinato dai costi di produzione, quindi una mela biologica non può che costare molto di più di una mela convenzionale. Questo perché, nonostante una singola mela costi teoricamente meno, in quanto ha bisogno di meno trattamenti, la stessa superficie agricola può produrre una quantità di mele biologiche enormemente inferiore della stessa superficie coltivata con sistemi convenzionali. Ovvero, per produrre una certa quantità di mele biologiche avremo bisogno di molta più terra di quanto non sarebbe necessaria per produrre la stessa quantità di mele convenzionali, e l'acquisto o l'affitto di terra è forse il costo più elevato per qualsiasi azienda agricola, ovunque nel mondo.
    Se invece una mela biologica costa meno di una convenzionale, o poco di più, come da noi, è segno che se quella mela è davvero biologica allora un'autorità pubblica è intervenuta compensando con sussidi o incentivi il mancato reddito dell'agricoltore. E' quanto succede in Europa e presumo che accada, in misura evidentemente molto più massiccia, in Giappone. Quindi la domanda corretta da porsi è: quanto viene sottratto ai contribuenti giapponesi per sussidiare l'agricoltura biologica?

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